ma la adotto, la faccio mia, non mancherò di recitare questa preghierina (naturalmente con la voce di don Elpidio, nasale e strascicata q.b.):
O Signore dammi la pazienza,
perché se mi dai la forza
faccio una strage!
19/07/2010 di lucypestifera
ma la adotto, la faccio mia, non mancherò di recitare questa preghierina (naturalmente con la voce di don Elpidio, nasale e strascicata q.b.):
O Signore dammi la pazienza,
perché se mi dai la forza
faccio una strage!
Gli uomini le stragi le fanno senza bisogno di alcun aiuto, senza bisogno di forza o pazienza; gli basta essere machiavellici.
mica quelle stragi lì. per quelle ci vogliono aspetti del carattere, storie personali e ideologie che non mi appartengono, che non appartengono a nessun essere umano normodotato.
penso a stragi virtuali di imbecilli: di quelli è pieno il mondo, compresi quelli che le stragi le fanno sul serio.
O.T., ma neanche tanto: ieri, prima di addormentarmi ho letto mezzo ferroni. sulla questione dell’editing mondadoriano cola vetriolo purissimo. se penso che…, ma lasciamo perdere.
se io avessi un minimo del potere che Stanislaw Lem attribuisce al piccolo dio in “Non serviam”, un racconto compreso nella raccolta bellissima, “L’o della mente”
di Daniel C. Dennett e Douglas R. Hofstadter, allora saprei ben io cosa fare, di una marmaglia belligerante e decerebrata.
Tu guarda a quel poveraccio di Hitler. Da giovane non se lo filava nessuno. Nel giro di pochi anni è diventato l’Anticristo e ha ammazzato milioni di persone nel modo più barbaro che la Storia conosca, per altro con il nulla osta di Pio XII, vale a dire del Vaticano.
Le stragi virtuali non esistono. I deficienti sì, ma sono dietro un monitor con una tastiera. Ce ne sono a pacchi di deficienti.
Mondadori oggi come oggi è solo una fucina per scrittori di regime: l’ultimo Strega l’ha preso per 4 volte. Ma con quel fasciocomunista di Pennacchi gli ha detto proprio male, anzi malissimo: hanno preso un granchio della madonna, non vende una copia che sia una. Non c’è nemmeno dibattito. Il libro è talmente noioso e piatto che non val la pena nemmeno dirlo schifezza. Si fa troppa fatica ad aprire becco per un fasciocomunista al soldo di Berlusconi-Mondadori. E che dire di Tiziano Scarpa? Con “Le cose fondamentali” – credo sia questo il titolo – non lo guarda di striscio manco il più piccolo e insignificante dei critici. Non vende. Entrambi sono nei remainders, e i librai li maledicono, nemmeno a metà prezzo di copertina riescono a levarseli dalle balle. Ce ne sono pile su pile di ‘sti due. Hanno cercato di rifilarmi Scarpa l’altro giorno, a metà prezzo; ho detto che non m’interessava. Il libraio disperato ha tentato anche di comprarmi dandomelo a meno della metà del prezzo di copertina; gli ho detto che con Scarpa ho chiuso perché è ‘na sola. Quello allora è scoppiato a ridere, un po’ amareggiato, perché in fondo lui deve vendere; però abbiamo intavolato una bella discussione, siamo stati un’ora a parlare di libri ed editoria, ci siamo fatti portare due aperitivi freschi… La conclusione a cui siamo giunti che non ce n’è, Scarpa e Pennacchi non si smerciano, il primo troppo stupido e privo di talento per poter esser preso sul serio, il secondo piatto e fascista che tenta la carta del Céline italiano con risultati infami. Stando così le cose, anche sul piano delle vendite, Giulio Ferroni che potrebbe mai dire di buono? Forse di Ammaniti che non ha ancora imparato a scrivere, che usa alla boia d’un giuda gli articoli determinativi e indeterminativi, che parla e scrive un italiano maccheronico – che non è un italiano promosso alla reinvenzione linguistica? Non che Rizzoli possa vantare di avere nella sua scuderia scrittori migliori, papabili a un premio Strega che non sia comprato. Silvia Avallone è una amalgama di stereotipi da fumetto di serie B; in questo momento è ella la rappresentante migliore della decadenza delle lettere italiane, di sédicenti scrittori che parlano e scrivono romanzi adoprando gli stilemi tipici delle sceneggiature dei fumetti più beceri e cafoni.
Ci sarebbe dell’altro da dire, ma sono già in OT e poi fa caldo e non ho più voglia. 🙂 Tanto l’Avallone dopo Acciaio si eclisserà; gli altri romperanno le balle sino a quando lo vorranno; poi, una volta morti e sepolti, verranno dimenticati al pari di altri migliaia di incompetenti. La storia ha per nostra fortuna fatto piazza pulita delle nullità.
ciao ciao
Ciao Cristina. 😉 Da me non passi mai, chissà come mai. 😉
ciao, Beppe
ci vedremo 🙂
ho comprato acciaio. ma mica ci ho voglia di leggerlo. ogni tanto delle sane nullità ci fanno apprezzare gli scrittori veri. non ci credo, lo dico per dire. è come se per sapere l’effetto che fa, mi buttassi dal terrazzo al quarto piano. lo so a priori l’effetto che fa. ecco, praticamente.
Leggerai un lungo lunghissimo fumetto, o fotoromanzo: i dialoghi sono uguali uguali. E’ questa la cultura che abbiamo e che ci meritiamo. Ah, ovviamente, a fine romanzo, se così lo si può definire, c’è l’effetto splatter che è davvero tutto da ridere ammantato com’è d’una tragicità che l’autrice non riesce affatto a trasmettere al lettore. Un incidente sul lavoro mortale diventa un grumo di sangue splatteroso.
D’accordo, non ti anticipo altro. Goditelo. AH AH AH
Comunque la Avallone vende, Pennacchi e Scarpa no.
E’ stato un errore davvero grossolano quello della giuria dello Strega: Pennacchi non vende. Avrebbero dovuto darlo alla Avallone, tanto è questa la china presa. Uno Strega che non vale più niente, che è marchio di ignominia.
prendere una “china” al posto dello strega che non vale più niente, mi sembra un notevole e divertente gioco di parole!
😀
seriamente: non credo che ci meritiamo la cultura che abbiamo. ci viene imposta: o meglio, viene imposta impersonalmente, e io, puntualmente, mi ci sottraggo, tranne per quelle incursioni che, per dovere documentario, per non parlare nel vuoto, ogni tanto ritengo di dover fare. non arrivo tanto in basso, ma anche a mezza via a volte esco castigata e defraudata di quindici euro medi che mi starebbero meglio in tasca. ho finito ferroni: un libro fraterno, anche se non tutto è condivisibile.
ribadisco, per tornare in topic: ci vuole veramente tanta pazienza. forse siamo alla fine, anzi: dopo la fine. in tutti i settori, ché di quello delle lettere possiamo anche sbattercene ampiamente.
Ogni limite ha una pazienza!
( Totò)
:-))
E’ bellissima!