sempre amaro mi fu quest’enorme callo
e quest’occhio di pernice che da tanta parte
dell’astragalo all’ultima falange
dolore acclude. ma sedendo e mirando
interminati ispessimenti di là da quella
e sovrumani duroni io nel pensier mi fingo
che ballo tango ove per poco il cor non si spaura.
e come il bruciore avverto serpeggiar tra queste piante
io quell’infinito strazio a questa quiete vo comparando
e mi sovvien che è meglio che stia a casa
e che era meglio che non ci andassi questa stagione
e quella prima e quella prima ancora.
e il pivottar m’è atroce in questo male.
infinito tango
16/02/2013 di lucypestifera
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Sos Gardel!
e dire che la ricordavo leggermente diversa..
(ciao katakaikaikai, come mi stai?!) 🙂