in tutti gli ambienti ci sono delle specie di guru (guruguru! me mi viene in mente il tacchino: e infatti spesso cotesti individui hanno attitudini tacchinesche, detto, così, en passant). in tutti gli ambienti si formano delle correnti di gusto (quella cosa per cui tutti gli stili sono ammessi, tutti gli obbrobri, tutti i tatuaggi, i pirsin, il coppedè vicino all’egizio-sommaruga, per capirci: né vale commentare, perché de gustibus; una volta che commentai sostenendo che esiste per me una specie di assoluto-relativo cui tendere, per non guastare, niente calma grandezza, per carità, mi beccai di beghina crociana&idealista del ecc. ecc.). insomma, in tutti gli ambienti c’è de’ be’ tomi che acquistano (magia? charme? una specie di guarda come sono bravo stampato in faccia dalla nascita? congiunzioni, congiure, congiunture astrali? presentazione da parte di altro guruguru?) un’importanza condita di aura lideresca, da nonplusultra, ma senti qua che roba.
ora, io, di mio, sta’ sicuro che se cerchi di catturarmi e portarmi a pascolare nel campetto affollato, mi do alla macchia, sono come il cane randagio della favoletta: e intanto (c’ hanno provato a ipnotizzarmi, che sarebbe tanto comodo per svariati impieghi: ma niente: rido); se mi vuoi convincere, metti là la tua mercanzia: io guardo, annuso, tasto: se mi piace compro, o torno, sennò ciao. non provare a spingere, che fai peggio. in tutti gli ambienti, dicevo, c’è de’ be’ personaggi che attirano folle di consenzienti (troppo facile pensare alla politica: lasciamola fuori): l’attrice teatrale canina, il cantante cinofilo (che però non va al cinema), lo scrittore che ormai va qualunque cosaccia scriva, l’esperto musicale che spara giudizi tranchant e tutti giù a tranciare, quello che osanna, e tutti su a osannare nell’alto dei cieli, alleluja alleluja! vi do una notizia, mi spiace ma mi tocca informarvi (che è la cosa cui tengo di più: informarvi delle stranezze): c’è anche il tj di grido: il t-gei è il tango-disk-jockey, per abbrev. tj. guai a non riconoscergli una caratura superiore agli altri (forse perché si fa pagare più degli altri? forse perché – come sopra – ha scritto in faccia dalla nascita ecc. ecc.? forse perché essendo esperto musicale per forza mette la musica da tango migliore? forse perché viene da ambienti tanghèri autochic, autobravissimi, in cui la fama si autoalimenta, appunto?). in tutti gli ambienti, e il tango ci ha anch’esso l’ambient (dio solo sa quanto poco contava questa cosa quindici anni fa, che dio abbia in gloria gli anni dei miei primi passi!), devi sottostare a delle specie di regole di scuderia, soggette però a mutamenti repentini, attento ad annusare l’aria prima degli altri per cui X, tanto osannato un tempo, ora, sì, inzomma! mentre Y, che non se lo filava nessuno, ora te lo danno come il genio del male della tanda (tanda: gruppo di quattro ovvero tre pezzi di tango, vals, milonga, intervallati da stacchetti di max 30 sec. di altro genere: lo stacchetto è il tempo entro il quale il ballerino accompagna la ballerina al posto in cui l’ha trovata, perché sono tanto ordinati i ballerini di tango, e si ridona ad altra impaziente tanguera).
succede, come in tutti gli ambienti, che tu hai espresso nel lontano 1902 un giudizio positivo su un tj, un ballerino, un maestro argentino e la folla dei festanti ti ha: ignorato, rimbeccato, manco presa in considerazione, sorrisetto, lasciamo perdere; nel più vicino 2012 quegli stessi ti dicono: ti consiglio il tale tj (quello stesso, quello lì! che tu avevi promosso all’attenzione invitandolo a farsi coraggio e rendersi disponibile a mettere la musica – si diceva musicalizzare, da musicalizador: ma anche questa è preistoria): e moo disci ammé? hai mai preso lezione da **** (che poi, i festanti, hanno scarsa memoria, cosa che purtroppo, abbonda invece in queste lande): ma se te l’avevo consigliato io? (naturalmente, colpiti dalla grossolanità del fatto, si trasecola, lì per lì, o si tace, per lo migliore).
insomma, in tutti gli ambienti più o meno così, o con le varianti del caso, c’è il suo bel pesce pilota che apre la strada ai giudizi, li condiziona, attrae su di sé o su chi gli piace, l’attenzione. io, eterno cane sciolto (così sciolto che ne rimarrà una pozzangherina, vedrete), ieri sera mi sono annojata a morte a una serata con uno dei tj più acclamati. sono rientrata tardi perché speravo sempre si redimesse: e, porello, ha pure messo delle tande ragionevoli, ma così male assortite tra loro e al loro interno, con pezzi iniziali sprintosi che finivano al quarto in morire, che la sensazione globale è stata da pollice verso. ma poi, ragionevolissimo dubbio: se un’orchestra va per la maggiore da settant’anni in un dato pezzo, ci sarà un motivo, no?
se un certo pezzo non piace, indipendentemente dall’orchestra, ci sarà anche lì una ragion sufficiente, no? allora, tj alla moda: gli sperimentalismi, i cocktail musicali, in cui mesci il pezzo già brutto di suo nella versione meno conosciuta e/o orrenda, assieme ad altri pezzi rari in versioni imballabili e imballate (:come un motore), fatteli a casa tua, che ci hai un finissimo, non lo metto in dubbio, orecchio musicale. a noi, pori mortali, ci piace d’abballà, capisci? dancing. non so se
ogni ambiente ci ha i suoi guru-guru
03/07/2014 di lucypestifera
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