O sono io, o sono loro
09/09/2014 di lucypestifera
Vado in banca a pagare un F24, mi fermo nell’area dell’ingresso a prelevare del contante. All’altro bancomat ci sono un uomo di una certa età e una giovane che parla a voce alta e litiga con l’uomo subissandolo di parolacce irripetibili: però due, almeno, ve le ripeto per l’assurdità (si capiva che erano amanti): gli dà del pompinaro e dello scassacazzi, e insiste col dire che lei senza di lui non ha mai sbagliato a digitare, il tutto a livelli sonori incredibili. Esce persino il direttore a controllare. Una volta all’interno, il cassiere si scusa prima che io dica a, perché mi vede le sopracciglia ancora alzate e poco propense a ridiscendere nell’apposita sporgenza che le ospita in condizioni normali. Anche le mie pupille devono aver avuto dimensioni particolari.
Vado a comprare del pane vicino all’ufficio in cui m’ero recata consapevole che ci sarebbero volute tre ore, approfittando del fatto che stavano servendo A 027 e io avevo A 038, e mentre avevo provato ad attendere in loco e servivano A 027, avevo perfettamente percepito che stavo invecchiando; così sono uscita e ho fatto banca e panettiere. Sconvolta dalla pazza della banca vado da questo fornaio che scopro ha bei dolci, pizze, brioscine. Segna: tornare dal panettiere vicino a dove si pagano le spazzature.
La commessa guarda fuori dalla vetrina e contemporaneamente mi chiede cosa desidero. Non mi guarda. Dico una pagnotta di grano duro e due arabi. Ne ho solo uno, dice guardando di lato, altrimenti ho questi e mi mostra una specie di francesina che non mi ricorda un arabo manco per niente. No. Oppure ho questi, e mi mostra due specie di arabi, che però sono al latte. Vada per questi. In tutto il tempo ha guardato di lato, fuori dalla vetrina, oltre la mia spalla. Pago, mi dà il resto, una manciata di centesimi, e guarda verso l’ingresso del forno. Non mi ha mai guardato in faccia un secondo. So cosa pensate, ma non era affatto come pensate: conosco quei segni. Questa aveva le palle girate o era la seconda persona disturbata che incontravo nell’arco di mezz’ora. Sono sempre più colpita da questi avvenimenti. Qualcuno direbbe le scie chimiche.
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Pubblicato su storie di ordinaria follia | 1 commento
Queste scenette che ogni tanto capitano mi intrigano. Molto spesso non ci si fa caso, ma quando le si notà mi verrebbe voglia di approfondire con l’immaginazione e magari scriverci un piccolo racconto 🙂
P.S. Scie chimiche? Probabile, anche se ormai hai una lista piuttosto lunga da cui scegliere (farmaci, il tempo, i cambiamenti climatici, l’inquinamento, il buco nell’ozono…)