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Archive for the ‘descensus ad inferos’ Category

sto in agguato
acquattata
dentro di me
come un gatto
selvatico
in attesa
che la quaglia
del mal di testa
spicchi il volo.
non saprei dire
diversa la mia
battaglia di ogni giorno.

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di mio sarei sicuramente un fiore
non dico una rosa: un anemone
basterebbe (blu rosso arancione)
assomiglio piuttosto a un colchico
non conviene cogliermi (per ora)
la notte potrei risplender di luce
violetta e sciogliermi con le lacrime
in una pozzanghera velenosa
solo in pochi vedrebbero lo stame
e il cuore che pulsa imperterrito
in attesa della buona stagione

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l’insonnia del fanciullo
addormentatosi prima di cena
spalanca la notte nera
popolata di un vuoto
che non è mai del tutto vano
e di un silenzio pieno
di bisbigli

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sembra sempre
tutto facile, fattibile.
e infatti si fa: tutto.
e senza indugi
senza cincischi.
ma la carne e il sangue
sono sangue e carne
persino nelle ragazze
dalle forti tempre
quelle che trapani
senza troppi rischi
dal lamento flebile
quasi inudibile.
[a volte le ragazze
forti escono pazze
per amore
e per dolore: non hanno
dei pertugi
in cui urlar l’affanno:
lo tengono stretto
in capo al letto
e cantano soavi]

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chissà quanta strada ancora per arrivare
al som de l’escalina e di quanto dolore
mi dovrò sobbarcare lasciando
gli amici lasciarmi andare

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quando non riderò più, ditemelo:
non ridi più, non te ne sei accorta?
allora andrò sul limitar di dite,
allora sarà ora di varcare quella porta.

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stando stesi
i pensieri lenti
e sudati muovono
pochi passi dalla mente
al muro lungo le crepe
attratti dal nuovo
corso intrapreso.
è l’ora della realtà
con le sue ragnatele
le muffe invisibili
nell’angolo a nordest
le tende da cambiare
i libri inutili da buttare
i mille soprammobili
vetusti che mai
si vorrebbe accumulare
ma si affollano
come gli anni
e non li puoi ignorare.
un principio di realtà
conduce l’esame
respinge trame
leggere e felicitanti
pensa alle bollette
ai restauri a come
il tempo passa
e non lo vedi passare
se non hai tempo.
incombe la realtà
con i suoi domini
insensati e utili
cosa fare fra tre minuti
se domani andrà meglio.
tutto scorre a bassa
velocità: un film muto
[non un sogno un desiderio]
aggrappato a un nuovo
senso di responsabilità.

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un esercito di formiche elettriche
mi cammina sulle mani pungono
con i piccoli rostri
i rossi palmi roridi
affilano le antenne/zanne
facendo economia
della mia pelle
per quando verrà il freddo
e non mi avranno
(i piccoli spettri)

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il secondo sgradito ospite
bussa alla porta: è la paura,
arrivata sciamannata
all’ultimo momento.
pretende di entrare,
far parte del cordoglio.
chi glielo dice
che non la voglio
che mi basta quell’altro
che non posso allontanare?
si è già messa nell’angolo
pronta a fare la sua parte.
la ignoro, ballando il tango,
ridendo con gli amici,
scrivendo le mie scempiate.
ma è lì: mi guarda muta,
fredda, non so se nemica
ostile o se sorella invece:
mi trema il mento
sorrido ad arte:
ma è cosa che non dura.
mi accompagnerà
– dice – all’appuntamento:
dice che guiderà
lei, che non devo far fatica,
ma ch’io non creda di scappare:
“sarò con te ad ogni istante:
non lo dimenticare”.

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il mio problema è che non volo mai
abbastanza alto che ho i piedi
ben piantati sulla terra
quella da cui vengo
a cui ritornerò
[svoltato
l’angolo
laggiù
vedi]

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