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Archive for the ‘dove va l’italia’ Category

E’ molto difficile, per qualunque professione, non cedere alla tentazione di costituire più che un ordine professionale una lobby; per un gruppo che si riconosce in alcuni valori estetici, artistici, di pensiero di non chiudersi in confraternita, in conventicola.
E’ normale, è una forma di difesa di privilegi, dove ci sono, e di fantomatici carismi dove non ci sono privilegi economici e poco o niente riconoscimenti sociali.
Tutte queste piccole grandi caste esistono e facessero il piacere di non negare, almeno, la loro esistenza in quanto gruppi chiusi: dai giudici ai politici, dagli artisti agli scrittori.

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nell’era informatica non sappia la commissione invalidi dell’asl ciò che lo stesso team di medici (medici!) conosce di un cittadino circa la sua patente di guida; non sappia lo stesso identico team di magnaschei ridanciano stronzo offensivo al solo guardarlo ciò che il medesimo cittadino ha prodotto come documentazione svariate volte in sede di valutazione grado di invalidità, ovvero per rilascio passy ZTL, ovvero per concessione ausili: stesso ufficio, corridoio, stanza ora tre, ora diciannove, ora ventiquattrovirgolasetteperiodico, ma sempre le stesse facce. non sappia niente, cada dalle nuvole, non risponda con chiarezza e gentilezza al cittadino, tratti il summenzionato come un nulla, parli dei cazzi propri, ridacchi e pretenda, soprattutto pretenda, che il summenzionato cittadino, bisognoso di un documento che gli spetta di diritto e che paga abbondantemente, non solo con la sua generale contribuzione nonché tasse, ma con fior di almeno tre versamenti diversi, intendasi il rinnovo patente, esiga, pretenda la summenzionata commissione, che l’utente, o cittadino, che ha contribuito ad abbattere un ettometro di foresta per le fotocopie che ha prodotto alla predetta commissione, esattamente la stessa, nelle sue molteplici e compartimentate stagne mansioni, sia di volta in volta ingegnere del traffico, avvocato, medico. chiedersi che ne è del cittadino settantacinquenne con quinta elementare, un po’ sordo.

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non solo lucido, ma lucente pezzo:

http://zauberei.blog.kataweb.it/2013/10/23/la-mia-sulla-legge-sul-negazionismo/

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questa sera è andato in scena il più stalinista di tutti: un vero, pienissimo, compatto, opaco stalinista

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ieri pensavo ad una cosa semplice semplice, ad un’idea politico-economica da pianerottolo, da baretto all’ora dello spritz, se volete al secondo spritz. ho pensato questo: quando giudico negativamente due studenti, diciamo sul quattro, di cui uno si è sforzato di studiare, ha avuto un atteggiamento umile, gentile, l’altro, furbetto, non ha studiato, ha fatto assenze strategiche, sempre con su un’aria strafottente, è naturale che, dove posso, aiuterò il primo ad andare avanti, mentre al secondo lascerò il suo votaccio… no?
ecco, bene. perché mai, in questa congiuntura economica, un paese già antipatico, in europa, come il nostro, incapace di liberarsi del fardello berlusconi dovrebbe trovare solidarietà, specie da parte della germania della merkel, definita dal grande statista, “culona inchiavabile”? quando la angela va agli scrutini, niente niente che abbiamo qualche insufficienza, a noi ci boccia, ci cancella, come è vero che è cancelliera.

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folle manganellate caricate gasate al lacrimogeno
folle in piazza per il debito la televisione il salario
un parco un simbolo una civiltà cioè la libertà:
noi niente. noi manganellati dalle chiacchiere
noi presi in giro tutti i giorni sputacchiati
dalle nenie su ciò che il governo ha in mente
di fare – ma non fa: mente! – noi pronti
a salpare per l’estate che persino lei non arriva
forse per dirci ma dove vai? resta in città
a protestare, siediti per terra, ferma tutto!
noi non siamo gente da farci conto. siamo gente.
siamo folle. folle italia, niente sfollagente.

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Turpiloquio

http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/eloquio/ravesi.html

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voglio un presidente donna, ma che non sia emma bonino.
voglio un presidente donna con qualcosa di alato nel nome.
voglio una donna per presidente che abbia nel suo passato
la limpidezza totale, lo sguardo indignato ma anche buono
di chi mostra le brutture ma anche il ben fare dei giusti.

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a noi ci rovinò la sinistra al caviale
“quelli che vent’anni fa parlavano
di fare la rivoluzione, ma che alla fine
il mondo gli è andato bene così com’è”*
ora questi sono sparsi un poco
dappertutto spalmati e annojati
sui divani dei salotti della capitale
mentre le ceneri sparse degli operai
i pezzi di polmone la terza settimana
l’università che non si può più andarci
le ferie chi le vede più ormai da tanti anni
comprare un libro ci compro le bistecche
mentre tutto questo e molto altro
infuria e spazza e spezza vite e straccia
futuro non importa a questi né a quelli
ché anzi non esiste più una classe operaia
e se gli ultimi rimasti muoiono gli fanno
un gran favore così parleranno
con più agio a vanvera coi loro cliché
e tra uno e l’altro dei loro must e dei loro tic
parleranno di barche e dei figli a princeton
orgoglio di papà che abbiam bisogno
di figli come questi per dare un futuro alla nazione

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…sono più preoccupata di quando ero preoccupata perché pensavo che sarebbe andata esattamente come è andata. sono stanca di fare cassandra, vorrei sbagliarmi in tante cose, vorrei interpretare elena di troia, per esempio.

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