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Archive for the ‘entropie e paradossi’ Category

da facebook:

Ci sedemmo dalla parte del torto senza aver prenotato.

Dopo un po’ arrivarono dei tizi col biglietto reclamando il posto.

Il capotreno disse che in effetti avevano ragione loro e quindi non potevano più sedersi.

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chemical

se il tempo è caldo umido tendente a giungla equatoriale dici eccerto le zanzare qua ci sguazzano; se fa asciutto frescolino dici mo’ stasera staranno un po’ buonine: ellà che sbagli: perché è il 15 agosto, un po’ perché cominciano a fare armi e bagagli, un po’ perché anche loro il ferragosto un po’ di festa gliela vuoi concedere? insomma si stanno facendo un’imbuddata* del sangue mio, ma un’imbuddata che sono piena di pomfi e pomfetti (quanto mi piace ‘sta emme davanti alla effe: mi viene la faccia da coniglio a pronunciarle). insomma loro so’ stronze al quadrato, al solito, ma io, al solito molto di più, che so’ più vecchia e lo sono da tanto più di loro: sghkkkgjjdhhgjkkksnkkghhahha! succhiate pungete imbuddatevi ghhjfklsllsgfhjkkgakkahahahah, poi mi raccontate com’era.

*da Luigi Meneghello

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appaio sempre inutile e stupida
alle persone veramente intelligenti.
com’è che faccio a capire
che sono intelligenti
se sono così stupida,
è un rovello che non mi fa dormire.

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quando i padri erano padri edipici
forse si stava meglio. dice che il padre
non è l’antagonista, senza essere
un amico o un fratello, tuttavia.
dice che è più ulisse che non laio
[ed è qui che si occulta il guaio]
un padre assente, sempre via
ci mancherebbe ti punisse!
[solo la madre resta clitemnestra:
anche lei aspetta, anche lei tesse.
non è una buona madre:
sta troppo forse alla finestra]

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la maturità è quando – se non sei mai stato un posapiano, ma il suo contrario, se non sei stato mai accomodante, compiacente, riservato, frenato, come ce n’è, che vogliono stare in pace con il mondo intero, non entrare in contrasto, non creare attriti con nessuno – la maturità è quando – se hai amato tanto, con veemenza, con calore, con trasporto, non così così, non tiepidamente, non con riserva – la maturità è quando – dopo esserti detto mille volte “giuro che non me la prenderò più a cuore per niente e nessuno” e poi ogni volta gne-gnè, giù a pigliarsela per questo e quello e anche in saccoccia – la maturità è quando non fai più programmi, non ti dai scadenze, smetti di sperare, smetti di temere, smetti di aver pazienza nell’impazienza. la maturità è quando, senza pensarci su, ti ritrovi – tu che hai litigato con il mondo, sofferto pene infernali, patito per la tua stessa scalpitante insofferenza – che non te la prendi più per tutto, ma solo per tre o quattro persone, facciamo cinque, e tutto il resto senti che potrebbe tranquillamente scomparire. in quell’esatto momento hai acquistato equilibrio grazia autorevolezza: e te li vedono in faccia, persino nelle movenze. allora succede, ad esempio, che ti salutino gli altri per primi: e tu rispondi volentieri al saluto, mentre ti passano negli occhi un vago sorriso e un veloce vaffanculo.

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il più serio problema dell’etica in politica ristagna e genera le sue muffe laddove la base elettorale, credendo di dire – e di credere – chissà quale genialata ideologica, si esprime più o meno così:
– non è più questione di destra o sinistra
– ho smesso da anni di ragionare in termini di destra e sinistra
– io guardo alla sostanza dei discorsi, non a chi li fa
etc. etc. etc.
etciù!

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anche gli affetti
– io ci sarò sempre! –
sono soggetti
alle mode
[delle migliori tempre
bruciano le code]

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non so che tempo faccia fuori
né quanto tempo mi resti
prima che il tempo mi faccia fuori

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quante cose si devono tollerare, che sono quasi intollerabili, a causa della sopravvenuta saggezza! non le cose grandi, che quelle, per loro stessa mole, ti potrebbero in un niente schiacciare del tutto: e allora trai da te stesso forze veramente sovrumane, che non pensavi di possedere (quante volte nella vita? tre, quattro, dodici?). ma il disturbo quotidiano dei disguidi, delle facce, degli incontri, dei bocconi indigesti, delle pedate-in-culo che non desti illo tempore, delle donne sapute (anche barbute), di chi vuol ammaestrarti, chi redimerti, chi portarti al suo mulino (come asino da soma e da macina); il fastidio degli inganni miseri meschini maleolenti, gli appuntamenti rinviati, le pietà rondanine, gli abbozzi di amicizia vomitata, le assicurazioni di collaborazioni di rivisitazioni di cogestioni (di congestioni: le tue); la sopportazione stessa devi tollerare, che è la conditiosinequanon se vuoi sopravvivere. se, per disgrazia, dio o natura, t’ha fatto atrabiliare, e onesta, e tuttadunpezzo (anche se gran bel pezzo) la fatica si moltiplica, caleidoscopicamente. in ogni specchietto si rifrange tutto il peso di ciò che sei, e ti ritorna un’immagine di te, che altri, più miti e bendisposti al mondo, più precocemente vecchi, o solo più intelligenti, ti rimandano come ferocemente insopportabile: per loro intervenuta, precoce, o connaturata, saggezza.

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leggo una rubrica di viaggi
non mi è rimasta nemmeno
la fantasia per immaginare
un solo luogo ameno
ad est a nordovest passaggi
di terre anguste da attraversare

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