Oggi io sto
in un luogo bellissimo.
Posted in annunci, i miei maestri, i miei poeti, piccolo alfabeto del malumore on 20/02/2011| 6 Comments »
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 12/02/2011| 2 Comments »
Quello che si vede in superficie
è il resto di un’ustione, la materia
grigia e ingrata di una rinuncia,
di un approccio sghembo alla parola.
Storte le sillabe, storta l’anima
che le ha nutrite figlie prodighe,
che se tornano non ho di che dargli
a mangiare, io sola al sole, a mendicare.
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 06/02/2011| 2 Comments »
Le sconfinate possibilità sono un’invenzione
dei filosofi, la libertà un giogo insopportabile,
una tentazione alla grandezza demenziale.
Giorno dopo giorno fatichiamo a raggiungere
noi stessi, sempre un po’ più indietro dell’ultima
tappa, tappando falle, vuoti, colmi di mille
pretese deliranti, scansando l’appuntamento
per esserci, quella prima e ultima volta.
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 05/02/2011| 9 Comments »
Prendi Buzz Aldrin: alle macchie di Rorschach
rispose sempre farfalle. Io sapevo che potevo dire farfalle
ma sentivo i pugni nello stomaco e nella testa: così
ci ho visto i miei avvoltoi smembrati, figure
dell’oltretomba con artigli, uteri e polmoni
squaternati, sangue che cola da ferite, due
donne goffe ad un tavolino di bar. Ero
quei visceri, ero io, a pezzi, o in due.
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 03/02/2011| 1 Comment »
Hanno rinunciato per me alle seduzioni
del demonio: non gliel’ho chiesto io,
pensavo ad altro in quel momento.
La buona educazione, solo quella,
ha fatto il resto: che assumessi fattezze
umane e mi accollassi una vita perbene
scontando per tempo dell’inferno tutte le torture:
non le gioie, non l’energia e il carnevale.
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 03/02/2011| 3 Comments »
Ci sono bugie in forma di sciocchezze
che non arrivo a tanto benché mi sforzi
di carpire i suoni posati sulle lingue
o arrotati sui denti e sui palati.
Quando credo di capire o fingo per pietà
di essere dei loro (pietà di me, non è per dire)
non varco nemmeno la limitata soglia
delle sensazioni: figurati se intendo le ragioni.
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 28/01/2011| 3 Comments »
Dacché ho finito di penare sui miei lari,
sarà trascorso un anno, è giunta
quasi l’ora perch’io mi larizzi
confusa tra i pilastri della casa
immobile ridotta a sussurri
consigli per gli acquisti
se mettere o no il sale alla minestra:
un lare di carne, alla finestra.
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 27/01/2011| 4 Comments »
Alla maturazione consegue il disincanto
del riconoscere troppe anime mute
occhi che non guardano quando un tempo
era tutto un vocìo e un trafiggersi degli sguardi
un assalto dei corpi da tenere a bada.
Vedere e riconoscere questo sfarsi
esserci arrivata mettere il dito nella piaga
varrà almeno il suono di un applauso?
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 25/01/2011| 2 Comments »
Neolingua postbabelica: mi chiedo
se sono l’unica a trovar poco da dire
se mi parlano di civiltà elastica
di principi olistici di alterità.
So solo che mi batto e arrabatto
rabbiosa e furibonda perché le mie parole
dicano le cose. Vado a capo, talvolta,
perché non ne vengo a capo, per dar la volta.
Posted in piccolo alfabeto del malumore on 24/01/2011| Leave a Comment »
E’ un peso talmente insopportabile
quello che di colpo ti assale
alle reni, se volgi il capo a ritroso,
impaziente malfido orfeo!
Per contro t’accorgi della leggerezza
dei tempi accampata su uno sfondo
di parole e atti consunti, inservibili,
che stralunati sbirciano dal magazzino.