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Archive for the ‘poesia d’occasione’ Category

si scopre con stupore
che anche lo scrittore
muore di tumore
o muore perché è vecchio
come ogni altro signore
di una certa età
a un certo punto non ce la fa
se si guarda allo specchio
vede rughe e macchie
non lo salva il carisma
è umano più che umano
della nostra stessa risma
anche se si chiama
Grass o Galeano

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“né de vènare né de marte
no se riva e no se parte
e no se dà prinsìpio a l’arte”
…eppure sempre la nostra vita comincia
e ricomincia il martedì o il venerdì:
l’amore nel giorno della guerra,
la guerra nel giorno dell’amore.
solo il primo bacio fu sacro a venere:
e la ferita profonda che ancora
non guarisce la santificammo
al dio della lupa, come soldati
indomiti, nel freddo di dicembre.
l’altra ferita avvenne che
un maggio doloroso la portò
il dio per sancire il suo patto
con te guerriero, difensore
degli umili, dolce amico amoroso.
alma venus, alma mater soccorri,
è il tuo giorno! qui comincia
la battaglia aspra e sconosciuta,
il cammino alto e silvestro.

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ho sogni che vorrei realizzare

a breve e in un angolo del cervello

il pensiero che lei arriverà ratta

prima di me a sbarrarmi la via.

[non potrò nemmeno stupirmi

di quello che ho sempre saputo]

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quando arriva la sera del giorno normale
alle nove non se ne può ormai più
questa è stata una giornata campale
sono morta di sonno ed è morto anche lou.
non è stato per niente un giorno perfetto:
lascio tutto incompiuto, è disfatto anche il letto.
una malinconica nenia mi sale dal petto
filastrocca di bimbo che fa dududù.

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la forza della filastrocca
l’energia del verso infantile
la tenerezza del domenicale
lo spessore dell’ingenuo sentire
l’onesta complicazione
il sale della precisione
i versi poveri e infaceti
dammi, signore dei poeti;

allontana da me la cresta
vietami l’alloro;
fa’ che indossi stracci
che raccolga ciò che resta
sul fondo da altri raschiato
e quando l’abbia cantato
– da poeta non laureato –
non mi vergogni
di sembrare una pazza
che i suoi bi-sogni
ha messo in piazza

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                                                        a cristina e anna maria

buongiorno a voi che siete

due sulle tre delle sopravvissute

allo scempio dei tempi,

amiche: altre non ne ho, né avute:

i tempi sono empi

 

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c’è gente che racconta
delle offese patite
mettendoci il carico
da undici [povere creature
incomprese e ferite,
poveri cari!
ti guardano in cagnesco].
questa cattivona qui
senza filtri senza pudore
senza peli sulla lingua
quando ebbe un gran dolore
[uno dei tanti] ma vero vero
avendo freddo dovette farsi fresco.

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nessuna guerra ha ragion d’essere
la guerra non produce né pace né giustizia.
ma se un popolo è sopraffatto da una parte
delirante di se stesso, che deve fare
il mondo di fuori? lasciare che muoiano
degli innocenti, intervenire con la forza
per mettere fine alla violenza?
dov’è finito il potere disarmante delle parole?
dove siete parole violente determinate
feroci impassibili crudeli velenose
acide urticanti scoppiettanti perforanti
deflagranti fosforiche sterminatrici
capaci di disarmare un popolo
che uccide se stesso?

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verme

mi piace attraversare
i momenti di oblio
di scanso di fastidio
non io per gli altri
ma quelli che altri
mostrano ver’ me

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e niente: sono partigiana.
[mi voglio bene volendomi
molto male]. non sopporto
a priori tizio né caio
non gli do possibilità
d’appello. a priori amo
quello che dice sempronio
e checco. non è così
che si fa critica letteraria,
andiamo! ma che sono,
critica, io?
una criticona, e basta.
altri facciano
valutazioni
classificazioni
apprezzamenti
obiettivi
dall’alto della loro
impietrita divinità.
[si] facciano, per dire,
sssssst! pubblicità.
io per me amo
i libri che riescono
agli erbosi fossi
dove qualche sparuta
anguilla…
ma che dico?
e tuttavia
avete capito.

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