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Archive for the ‘poesia’ Category

la mia è vita
che si sottrae
che si ritira
e in questo
non starci
– che mai
avrei pensato –
ho trovato
un senso
– penso –
uno dei tanti
– niente di che –
una specie
di pertugio
di anfratto
da cui spiare
l’infinito

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ai poeti ostinati

la poesia, come la nostra vita,
non è immortale – oggi non è immortale -,
non ci seguirà nemmeno nella tomba:
e non rende immortale alcunché.
ma non è, sia chiaro, sfogo.
è un mutante, e una mutanda:
da calzare per coprire malamente
la vergogna di essere vivi.

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oggi qui:

https://libroguerriero.wordpress.com/2016/03/10/madri-e-figlie-di-lucia-tosi/

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disa(gge)ttivare

mi preme l’ossessione delle cose

le vedo nude pura forma senza

il lucro degli aggettivi sonori

che distolgono lo sguardo dall’essenza

il sintagma nominale arrotondato

dall’attributo in controtempo

a far ossimori sorprendenti

mi disgusta facendomi provare

una vergogna da impostura:

guarda l’uccellino e intanto

ti fo’ la foto – bambino – o la puntura.

 

(luglio 2012)

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Protetto: J.K.

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post mortem

Là dove si tratta del nulla e della morte, è pensato nel modo più profondo l’essere e nient’altro che l’essere, mentre coloro che pretendono di occuparsi soltanto del “reale” vagano in ciò che è nullo.

Martin Heidegger, Nietzsche

 

mi sono occupata della sostanza:

sono stata fedele alla morte.

non ho inclinato per fosche putredini

se non raramente: non fiamma ardente

che brucia uno spirito insonne,

poche le notti, qualche crepuscolo

appena. ho leccato ferite fino

a farle sanguinare, ringhiando

come cagna gelosa maldisposta

ad obbedire. vi apparirò dopo

morta, vedrete il mio spettro:

direte che mi avete tanto amata.

 

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padri

però, anche san giuseppe, poro geppo.
vorrei vedervi voi, con un figlio neanche vostro
più intelligente della media, che sarebbe
stato bravo a piantar chiodi o a fare il vino,
ma se ne va di casa che nemmeno si usava,
senza prendersi una moglie, senza darti
uno straccio di nipote. poro geppo,
a piallare e battere e pestar chiodi nel legno:
pure la beffa di avercelo morto
quel figlio non figlio, con i chiodi nella carne
un tutt’uno col legno

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https://giardinodeipoeti.wordpress.com/2014/02/18/lucia-tosi-2/

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Per quanto mi sforzi

di finirla all’anno passato

– alberi palline fiocchi scatole

lanterne corone pungitopo –

mi arriva addosso l’odore

di resina, irresistibile.

Adesso è l’ora dell’assalto

ad ogni coccarda un ricordo

da amaro a meno amaro

dolce mai, salato anche:

le lacrime per un gioco

durato poco

per te che mi chiamasti Anna

ma il mio nome è Lucia.

Sembra un secolo

che te ne sei andata

un giorno soltanto

dal tempo dei riccioli d’oro.

In mezzo, a migliaia,

i miei natali, amari meno amari,

dolci, che io ricordi, mai.

(Natale 2010)

 

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 mi no so gnente de come resister a la morte

 no so de denunce spietàe

 so vegnua su ‘bastansa ben

 drento case gelide umide e smorte

 indove, tirà via le ore del sòno

 e quei quatro minuti par magnar,

 el resto del tempo scoreva scolorìo

 in fantasmi de svago e tremenda

 eterna piasevole letura provando

 i sentimenti che gà da provar la roba

 in man ai òmini e i stomeghessi

 dei essari umani, piàvoli

 o personàgi gingilo. so de no saver

 ‘bastansa: ma me basta chel ‘bastansa

 pa’ invelenarme la vita

 pa’ sercar morta-de-fame el travo

e scriver chel tanto al giorno

dei schiti de osèo e del stagno, dele mosche

e dele formìghe che ne infesta

la festa e i ne la rende cussì grave.

no so se ti xe poesia e se ti pol resister

 – come che dixevo – a la morte

se el to dir serva a denunciar qualcossa.

so solo che ti sta co mi

ti me spalanchi i oci impegolai de caigo

ti me sconsoli a mezogiorno

ti me consegni dei dopopranso inutili

che no combino gnente ti me lassi

dei vaucer de vodo da consumar nel viagio

de note e te ritrovo da novo sentada qua

bela comoda co l’aria de torme in giro

che ga na nemìga che sa de ‘ver

zà vinto.

 

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