la mia è vita
che si sottrae
che si ritira
e in questo
non starci
– che mai
avrei pensato –
ho trovato
un senso
– penso –
uno dei tanti
– niente di che –
una specie
di pertugio
di anfratto
da cui spiare
l’infinito
Archive for the ‘poesia’ Category
versi sciatti e indigeribili #44
Posted in poesia, versi sciatti e indigeribili on 14/04/2016| Leave a Comment »
ai poeti ostinati
Posted in che cos'è la letteratura, pocheideemafisse, poesia on 12/04/2016| 2 Comments »
ai poeti ostinati
la poesia, come la nostra vita,
non è immortale – oggi non è immortale -,
non ci seguirà nemmeno nella tomba:
e non rende immortale alcunché.
ma non è, sia chiaro, sfogo.
è un mutante, e una mutanda:
da calzare per coprire malamente
la vergogna di essere vivi.
oggi qui:
Posted in 1, poesia, tagged madri&figlie on 10/03/2016| Leave a Comment »
disa(gge)ttivare
Posted in poesia on 26/11/2014| Leave a Comment »
mi preme l’ossessione delle cose
le vedo nude pura forma senza
il lucro degli aggettivi sonori
che distolgono lo sguardo dall’essenza
il sintagma nominale arrotondato
dall’attributo in controtempo
a far ossimori sorprendenti
mi disgusta facendomi provare
una vergogna da impostura:
guarda l’uccellino e intanto
ti fo’ la foto – bambino – o la puntura.
(luglio 2012)
Protetto: J.K.
Posted in poesia on 15/08/2014|
post mortem
Posted in poesia on 17/05/2014| 1 Comment »
Là dove si tratta del nulla e della morte, è pensato nel modo più profondo l’essere e nient’altro che l’essere, mentre coloro che pretendono di occuparsi soltanto del “reale” vagano in ciò che è nullo.
Martin Heidegger, Nietzsche
mi sono occupata della sostanza:
sono stata fedele alla morte.
non ho inclinato per fosche putredini
se non raramente: non fiamma ardente
che brucia uno spirito insonne,
poche le notti, qualche crepuscolo
appena. ho leccato ferite fino
a farle sanguinare, ringhiando
come cagna gelosa maldisposta
ad obbedire. vi apparirò dopo
morta, vedrete il mio spettro:
direte che mi avete tanto amata.
padri
Posted in poesia on 19/03/2014| Leave a Comment »
però, anche san giuseppe, poro geppo.
vorrei vedervi voi, con un figlio neanche vostro
più intelligente della media, che sarebbe
stato bravo a piantar chiodi o a fare il vino,
ma se ne va di casa che nemmeno si usava,
senza prendersi una moglie, senza darti
uno straccio di nipote. poro geppo,
a piallare e battere e pestar chiodi nel legno:
pure la beffa di avercelo morto
quel figlio non figlio, con i chiodi nella carne
un tutt’uno col legno
guarda qua, che bello!
Posted in nella rete, poesia on 18/02/2014| Leave a Comment »
Per quanto mi sforzi
Posted in poesia on 24/12/2013| Leave a Comment »
Per quanto mi sforzi
di finirla all’anno passato
– alberi palline fiocchi scatole
lanterne corone pungitopo –
mi arriva addosso l’odore
di resina, irresistibile.
Adesso è l’ora dell’assalto
ad ogni coccarda un ricordo
da amaro a meno amaro
dolce mai, salato anche:
le lacrime per un gioco
durato poco
per te che mi chiamasti Anna
ma il mio nome è Lucia.
Sembra un secolo
che te ne sei andata
un giorno soltanto
dal tempo dei riccioli d’oro.
In mezzo, a migliaia,
i miei natali, amari meno amari,
dolci, che io ricordi, mai.
(Natale 2010)
ala poesia, nemìga mia
Posted in poesia on 03/11/2013| Leave a Comment »
mi no so gnente de come resister a la morte
no so de denunce spietàe
so vegnua su ‘bastansa ben
drento case gelide umide e smorte
indove, tirà via le ore del sòno
e quei quatro minuti par magnar,
el resto del tempo scoreva scolorìo
in fantasmi de svago e tremenda
eterna piasevole letura provando
i sentimenti che gà da provar la roba
in man ai òmini e i stomeghessi
dei essari umani, piàvoli
o personàgi gingilo. so de no saver
‘bastansa: ma me basta chel ‘bastansa
pa’ invelenarme la vita
pa’ sercar morta-de-fame el travo
e scriver chel tanto al giorno
dei schiti de osèo e del stagno, dele mosche
e dele formìghe che ne infesta
la festa e i ne la rende cussì grave.
no so se ti xe poesia e se ti pol resister
– come che dixevo – a la morte
se el to dir serva a denunciar qualcossa.
so solo che ti sta co mi
ti me spalanchi i oci impegolai de caigo
ti me sconsoli a mezogiorno
ti me consegni dei dopopranso inutili
che no combino gnente ti me lassi
dei vaucer de vodo da consumar nel viagio
de note e te ritrovo da novo sentada qua
bela comoda co l’aria de torme in giro
che ga na nemìga che sa de ‘ver
zà vinto.